Così arrivammo al Red Drum, una tavolata di birra, cioè poche, e tutte le bande che entravano e uscivano e pagavano un dollaro e un quarto alla porta allo smargiassetto hip che prendeva i biglietti, Paddy Cordavan, che galleggiava come profetizzato (un sotterraneo tipo frenatore grosso alto biondo da Washington Est con l’aria da cow-boy e i calzoni di tela un tipo che tutte le volte che andavo a una festa della generazione dove ci fosse casino e streppa e mattana bastava che gridassi “Paddy Cordavan?” e lui “Uhei!” e saltava fuori) tutti seduti assieme, gruppi interessanti ai vari tavoli, Julien, Roxanne (una donna di venticinque anni che preannuncia il futuro stile delle americane: capelli corti quasi a spazzola ma con riccioletti neri serpentini, passo di serpente, faccia pallida pallida anemica drogata: e noi si dice drogata e un tempo Dostoevskij avrebbe detto cosa se non ascetica, santa? ma poi non è lo stesso in fondo? Dunque: il viso freddo fanatico pallido della fredda ragazza melanconica che porta una camiciola bianca da uomo ma coi polsini disfatti sbottonati. Sì, così la ricordo, sporgersi per parlare a qualcuno dopo aver attraversato la pista a forza di urtoni, chinarsi a parlare con la mano che tiene la cicca e la scossa breve netta che le dava per buttarne giù la cenere ma era un tic, di continuo, con lunghe unghie, lunghe tre centimetri e un po’ tipo orientale e tipo serpente) – gruppi di tutti i generi e Ross Wallenstein, la folla e sulla pedana Parker the Bird con gli occhi solenni [..]
da I sotterranei di Jack Kerouac
