
Data più volte per spacciata, esattamente come il vinile, la mail art condivide con i vecchi dischi un’invidiabile quanto inaspettata tenacia (ultimamente va di moda usare il termine resilienza), capace di conquistare pure chi ha già abbandonato da tempo la corrispondenza via lettera o la cara, vecchia cartolina che fino a qualche anno fa era d’obbligo spedire da più o meno esotici luoghi di villeggiatura (ma le più preziose e meno banali erano le cartoline di chi rimaneva in città e con ironia raccontava all’amico lontano il dolce far niente, la ritrovata libertà, il piacere della riscoperta dei luoghi familiari).

Se ora il mito della velocità del futurismo e la dissacrante pratica dell’umorismo in funzione anti-artistica che tanto piaceva ai dadaisti passano principalmente per il web — futurismo e dadaismo furono le prime avanguardie artistiche a far uso del concetto di “arte per corrispondenza”, poi sistematizzato negli anni ’60 da Ray Johnson, artista pop considerato il padre della mail art — c’è chi ancora oggi pratica l’arte postale, celebrando l’irripetibilità del gesto artistico, l’unicità del manufatto e la lentezza del processo dello spedire/ricevere (e del dare/avere: il concetto di mail art si basa proprio sul rispondere a una cartolina d’artista con un’altra) appoggiandosi però paradossalmente al web per organizzare e pubblicizzare i gruppi di artisti postali tuttora in attività.
A chi volesse partecipare o anche solo sbirciare nelle attività di questi gruppi ne segnalo uno molto recente ma non per questo meno interessante: il Postcard Club, fondato e animato dall’illustratore inglese Edward Cheverton.
Frequentato soprattutto da illustratori, il Postcard Club continua ad accogliere nuovi membri di tutto il mondo, pubblicando sul tumblr le opere inviate e ricevute in un archivio in continuo aggiornamento.





