All you can feel: la droga, su negativo, è fotogenica

Il buon Simone vi ha raccontato di come con il cibo e uno scanner si possono ottenere galassie in miniatura e come con olio di gomiti si possa invece ricominciare il processo di scansione da capo e trovare ogni volta con un ingrediente diverso una forma mutevole di vita o di immaginazione.

Se ad essere scansionati o meglio essere spruzzati, messi in contatto con pellicola già esposta fossero le droghe che tipo di immagini avremmo?
Sicuramente diverse da quelle ottenute con il cibo che per la loro incredibile ed inaspettata poesia hanno sicuramente tratto in inganno, sicuramente affascinato e fatto sognare universi in miniatura racchiusi in semplici granelli di sale o zucchero, sciroppi dolci o salati, fondi di bicchiere dai liquidi ancestrali.

Ma le droghe sappiamo tutti che sono cosa ben diversa, aggiungono follia o lucidità in chi le assume, disperazione o gioia, diventano tormento o elevazione nei loro vari stadi, si imprimono nella memoria collettiva e in quella personale come catastrofi o benedizioni.

Persino il loro segno lasciato vividamente su pellicola cambia e assume forme sinistre o incredibilmente dolci, concrezioni dei coscienza racchiusa in molecole ed atomi sempre uguali ma frammisti in una moltitudine di combinazioni dagli effetti diversissimi e sconvolgenti.

Ispirata dai movimenti lisergici degli anni ’50, dalla ricerca che in quegli anni si faceva su droghe e percezioni, l’artista Sarah Schönfeld è l’autrice di queste stampe, che sono anche state raccolte in un libro. In un percorso di ricerca curioso e non ostile Sarah ha forse saputo captare la necessità di restituire alla sostanza un valore intrinsecamente diverso dal solito.

Non è forse affascinate pensare che quello che interagisce con la nostra persona a livello chimico può farlo anche in maniera solo visiva? I confini sono, forse, solo quelli che ci vogliamo porre.