34 anni da poco compiuti, una laurea a Yale, occhialini da stereotipo dell’intellettuale ebreo, Joshua Foer è il più giovane del trio di fratelli Foer, otto anni in meno di Franklin, giornalista, scrittore ed ex direttore della rivista The New Republic, e cinque in meno di Jonathan, autore di best-seller come Ogni cosa è illuminata, Molto forte, incredibilmente vicino e il recentissimo Eccomi (tutti e tre pubblicati in Italia da Guanda), oltre che icona vegan grazie al suo saggio del 2009 Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? (anche questo edito da Guanda).
Essendo Jonathan Safran Foer indiscutibilmente il più celebre dei tre, cominci a parlare di un Foer a caso e finisci sempre per arrivare a lui (come ho fatto io or ora), ma in questo caso è di Joshua che voglio parlare.
Oltre ad essere un giornalista scientifico e uno straordinario divulgatore (l’ha dimostrato con il suo unico saggio, L’arte di ricordare tutto, in cui parla delle tecniche di memorizzazione e racconta come in pochi mesi è riuscito a passare da zero a Campione Americano di Memorizzazione; l’ho letto qualche anno fa e lo consiglio vivamente ma se prima preferisci averne un “aperitivo” ecco un TED Talk che lo vede protagonista) Joshua è anche il co-fondatore di quello che è uno dei migliori siti per chi ama le stranezze, le storie poco conosciute, le piccole chicche quasi esoteriche, in pratica la versione web delle wunderkammer dei secoli scorsi: Atlas Obscura.
Lanciato nel 2009 assieme a Dylan Thuras, Atlas Obscura da quasi altrettanto sta tra i feed dei siti che leggo quotidianamente e tra qualche giorno sarà pure tra gli scaffali della mia libreria visto che pochi giorni fa è uscito il primo compendio in formato libro, frutto di ben cinque anni di lavoro: Atlas Obscura: An Explorer’s Guide to the World’s Hidden Wonders, un tomo di 480 pagine pieno di mappe, foto e grafici, che raccoglie più di 700 oscuri e meravigliosi luoghi del pianeta e le loro piccole/grandi curiosità.
AGGIORNAMENTO: il libro è uscito anche nell’edizione italiana.









