Il brutto è solo un’apparenza. Almeno in alcuni casi, come sostiene Lon, ideatore di un blog su Tumblr in cui un’irresistibile collezione di Bad Postcards vi porterà a perdere ore di sonno: “Bad is a good thing here”. Come dargli torto? Da circa 6 anni Lon posta tutte le cartoline che nel tempo ha recuperato ovunque, nei mercatini, nelle vecchie soffitte, tra le pagine di vecchi libri e grazie al contributo dei follower che condividono questa sua passione.
Lon è sempre stato affascinato da immagini kitsch e bizzarre — alcune sono terribilmente esilaranti — così come dal Teatro dell’Assurdo e dai Monty Python. Le sue cartoline non sono un semplice archivio ma raccontano la storia sociale, estetica e culturale degli Stati Uniti tra il 1950 e il 1975 ricreando così un vero e proprio museo virtuale che non ha eguali in rete.

La nostra storia potrebbe concludersi qui, ma c’è molto di più da analizzare e da capire, poiché quello di Lon è un vero e proprio processo artistico che connette la Mail Art alla Camp Art e non si limita al puro collezionismo. Due riferimenti non casuali poiché nel primo c’è l’atto della condivisione e dell’eventuale rimaneggiamento del prodotto cartolina, nel secondo c’è l’uso deliberato, consapevole e sofisticato del kitsch che, in questo caso, è esattamente ciò che mette in atto il sito Bad Postcards.
L’arte non è prodotta da chi scatta e diffonde la cartolina originale ma da chi, Lon in questo caso, investe del tempo nel collezionare e divulgare parte della storia iconografica kitsch del suo paese, in un certo senso riqualificandone il valore. Ciò che Susan Sontag, in merito alla Camp Art, così definisce: “It’s good because it’s awful”.
Analizzando il sito la prima parola che ti balza in testa è appunto kitsch, ovvero quel sostantivo tedesco che indica gli oggetti di cattivo gusto. Oggetti sentimentali, talvolta patetici, privi del senso di creatività e originalità proprio dell’arte. Eppure questa parola nasconde significati meno superficiali che nel tempo andiamo recuperando. Pensate a Toilet Paper, il magazine ideato da Maurizio Cattelan e dal fotografo Pierpaolo Ferrari. Un art magazine in cui l’idea alla base è quella di creare una connessione tra linguaggio artistico e pubblicitario attraverso scatti che sono ironici, ambigui, provocatori, pop e kitsch. Ecco, le nostre Bad Postcards sono esattamente questo ma lo sono inconsapevolmente, la loro natura è pura e non modificata dal processo creativo, evocano quelle buone cose di pessimo gusto che non hanno altro significato che quello visibile.

(courtesy Bad Postcards)
Ciò che Bad Postcards recupera è un fenomeno culturale tipico della metà del ‘900 in cui l’estetica è nettamente popolare e commerciale e per questo comprensibile a tutti. Non c’è nulla dietro queste immagini, almeno non nell’intenzione originale, poiché sono scatti che si esauriscono in se stessi.
Provate, rischiando la dipendenza, a sfogliare le pagine di Bad Postcards e vi renderete conto che ogni immagine ha una connotazione sentimentale, connessa alla nostra memoria collettiva. Per quanto si tratti, in questo caso, di cartoline prodotte esclusivamente negli Stati Uniti, osservandole non possiamo fare a meno di pensare a esempi simili che in passato hanno costellato le vacanze estive, sia che si fosse sulle spiagge dell’Adriatico o sulle Tre Cime di Lavaredo.

(courtesy Bad Postcards)
Anni fa sul Vernacoliere aveva grande seguito la rubrica curata da Federico Maria Sardelli, Le più belle cartolyne del mondo, poi raccolta in un libro pubblicato da Mario Cardinali editore. Il volume prende in esame il periodo aureo, tra gli anni Sessanta e Ottanta, nel quale si sono andati a definire filoni tematici quali (copiamo dal testo di presentazione): Compleanni e onomastici di nani paffuti fronteggianti torte radioattive; Amanti malandrini; Minimiliti (che include anche la sconfinata serie del giovane alpino); Luoghi inospitali (steppe riarse, forre motose, selve di cactus, benzinai, ecc.); Animali del cazzo (cani bavosi, cammelli, pellicani, criceti e altre bestie con elevate capacità infettive, spesso fotografate assieme ai bambini); Caserme e periferie urbane degradate; Ballerini di flamenco & tàngheri in pose artificiose; Mezzi meccanici moderni (nani che guidano go-kart, baldi motociclisti, carretti trainati da ciuchi, cani ecc.); Trote seminude o allusivamente atteggiate; Costumi tradizionali; Vedute mosaicate di paesi o città (dai 9 ai 23 mini fotogrammi invisibili a occhio nudo); Cartoline incomprensibili (strada sterrata con macchina parcheggiata in lontananza, bambolotto in mezzo al prato, villetta di cemento ecc.).

(courtesy Bad Postcards)
Al di là dell’Atlantico, più o meno negli stessi anni, aspiranti fotografi o convinti tali immortalavano, in studio o en plein air, pezzetti di storia quotidiana che oggi rileggiamo come un ideale coast to coast, un’immersione nella provincia americana che tanto ha dato al nostro immaginario, non soltanto estetico, spazi in cui l’uomo si perde, luoghi descritti da così tanta letteratura e cinema che sembrano innestati con un chip nella nostra memoria.
Immagini dai colori saturi, alcune con una pessima messa a fuoco, tagli improbabili e font talmente rare che neanche il più grande appassionato di lettering saprebbe individuare. Ma soprattutto, i soggetti, i veri protagonisti di questo viaggio nella cultura americana del secolo scorso: dai motel alle interstatali, dal cibo (il contemporaneo food porn ha qui le sue origini) agli oggetti di design, dai gattini (memi ben prima del web) a Gesù e comprimari vari, dai panorami sul nulla a quelli sul non spiegabile con alcuna parola.

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

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(courtesy Bad Postcards)

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(courtesy Bad Postcards)

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(courtesy Bad Postcards)

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(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards )

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)

(courtesy Bad Postcards)