Sapersi riconoscere in quello che si fa è molto importante. Non credo che esista un percorso ideale raggiungerlo. Però penso che oltre a una costante e istintiva ricerca estetica, sia importante avere la necessità di riempire di contenuti il proprio modo di disegnare, di dare un significato al tratto, al colore, alla composizione, agli strumenti che scegliamo di usare e in generale a tutto ciò che contribuisce a realizzare l’illustrazione
Parola di Matteo Berton, illustratore pisano, classe 1988, bolognese d’adozione, tra più interessanti artisti della sua generazione, già medaglia d’oro e medaglia d’argento della Society of Illustrators di New York.
La citazione arriva dal bel Manuale non illustrato per illustratori, in cui Berton è uno dei professionisti che raccontano il loro lavoro e offrono consigli a chi intende fare il mestiere dell’illustratore. Talvolta, però, il miglior consiglio in assoluto è la dimostrazione pratica, e di dimostrazioni sulla sua ricerca e sulla necessità di dare significato ad ogni aspetto del disegno Matteo ne ha pieno il porfolio.
Tra i suoi ultimi lavori c’è ad esempio questa splendida serie “fluviale”, realizzata per un libro intitolato Fleuves, scritto da Aurélia Coulaty e pubblicato dalla casa editrice francese Amaterra.
Le illustrazioni si sviluppano tutte in orizzontale, come a seguire il movimenti di leggendari corsi d’acqua come il Nilo, il Gange, il Rio della Amazzoni, il Colorado, il Niger, un poetico e notturno Mékong, col segno di Berton capace di rendere “personaggi” il fiumi stessi.


















