Lana è una coperta prodotta in serie limitata di 10 pezzi, disegnata da Giulio Iachetti per Interno Italiano e realizzata a Soveria Mannelli da Lanificio Leo, la più antica fabbrica tessile della Calabria (ne abbiamo parlato qui).
È ispirata alla Cattolica di Stilo (in provincia di Reggio Calabria), la piccola e suggestiva chiesa bizantina che sorge alle pendici del monte Consolino, che Giulio ha avuto modo di visitare in un recente viaggio in Calabria.
Il pattern della coperta prende forma dalla pianta a croce greca del “fiore di pietra” — così fu definita la Cattolica dalla scrittrice polacca Kazimiera Alberti nel suo bellissimo L’anima della Calabria.

L’effetto tridimensionale è ottenuto grazie alla tecnica di tessitura jacquard detta “triplice” perché «grazie all’uso di un ordito di tre colori (prugna, perla, giallo) e all’inserimento di una identica sequenza di colori di trama, i fili si intrecciano a formare tre strati di tessuto permettendo così un effetto finale di colore pieno», spiega Emilio Leo, designer e titolare dell’omonima azienda.
La croce è uno dei segni grafici più semplici e, allo stesso tempo, uno dei simboli più usati in ogni civiltà fin dalla notte dei tempi, ed è un tema progettuale ricorrente nei lavori di Giulio Iacchetti. Qualche anno fa un primo gruppo di opere ispirate a quello che è divenuto il simbolo cristiano per eccellenza erano state esposte a Milano (Cruciale – 20 Croci di Giulio Iacchetti, al museo Diocesano – Milano 15 aprile/12 giugno 2011); a seguire la mostra era diventata itinerante (Via Crucis?).
L’idea del designer era di incrementare, ad ogni ogni tappa, il numero delle croci, disegnandone una appositamente dedicata alla città che ospitava la mostra. Fu così per Roma, presso la Chiesa di Santo Stefano Rotondo, e ad Enna, nel Castello di Lombardia.

Nella coperta, spiega Giulio, «il tema della croce (greca) e la sua reiterazione nello spazio, è metafora anche di un viaggio interiore in terra calabra, dove si coglie sofferenza e gioia. Paesaggi meravigliosi si alternano a ferite arrecate al territorio. Le miserie dell’uomo (la linea dell’orizzonte) e l’aspirazione verso un mondo più giusto (la linea verticale): è la croce che torna come simbolo doloroso di passaggio, e quindi di riscatto, sinonimo di speranza, volontà di cambiamento, fiducia nel genere umano».


