Sessant’anni fa usciva la primissima (e oggi praticamente introvabile) edizione del Supplemento al dizionario italiano di Bruno Munari, che raccoglieva i gesti tipici degli italiani, popolo gesticolante per eccellenza. Era il 1958, e a commissionare la pubblicazione fu la distilleria Carpano di Torino. Fu un abile strategia di marketing: tra i gesti che figuravano nel libro c’era anche quello per ordinare il vermouth prodotto dall’azienda, il Punt e Mes.
Nel ’63 il Supplemento venne pubblicato in una nuova, arricchita edizione dall’editore Muggiani, e dal ’99 viene ristampato da Corraini.

(foto: Frizzifrizzi)
Una copia di quel libro, un giorno, è arrivata tra le mani di Lilia Angela Cavallo. Barese, classe 1988, all’epoca Lilia studiava architettura a Ferrara e aveva un’amica brasiliana, Carla, a cui decise di regalare il Supplemento di Munari. Ma non si fermò lì: per lei cominciò a fotografare e raccogliere altri gesti, osservando, studiando e catalogando.
«I gesti sono tanti. Se si osserva attentamente qualcuno che parla, badando a cosa fanno le sue mani, a come interagiscono con la voce, a come voglion disperatamente prender parte al discorso, si nota come quasi ogni parola è mimata», spiega Lilia, che di gesti ne ha identificati 243, e con quelli ha realizzato Il dizionario dei gesti, pubblicato di recente da Iacobelli Editore.

(foto: Frizzifrizzi)
Da Fermo a Mavaffanculo (da non confondere con un vaffanculo normale), il dizionario mostra e traduce in italiano, inglese e francese tutto ciò che si può dire con le mani, ed è diviso in due sezioni, entrambe ordinate non alfabeticamente ma in base al flusso di coscienza dell’autrice.
La prima parte è dedicata ai gesti tradizionali e a quelli contemporanei, mentre la seconda — che si apre con il Saluto romano e poi passa a Ti faccio il culo, alla fellatio, al cunnilingus, al Ricchione, allo Sniffa — è dedicata a quelli volgari, scomodi, indecenti, violenti e cafoni. «Sono stati inseriti tutti per coerenza», scrive Lilia Angela Cavallo nell’introduzione, «perché anche loro esistono, come molte altre cose brutte».

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)