Poco conosciuto in Italia, dove è uscita solo una minima parte dei suoi tanti (oltre 100) libri, Edward Gorey è stato uno dei più grandi illustratori del secolo scorso, capace — per citare la cara Zazie, che ha scritto un articolo su di lui qualche tempo fa — di «costruire un immaginario allo stesso tempo macabro ed essenziale, sublimato e rarefatto, misterioso e affascinante», immaginario che ha anche avuto influenze profondissime sull’opera di scrittori come Neil Gaiman e Daniel Handler (il “papà” di Lemony Snicket), registi come Tim Burton e Guillermo Del Toro, e fashion designer come Anna Sui.

Nato a Chicago nel 1925 e morto nel 2000 a Hyannis — cittadina della costa sud di Cape Cod, in Massachusetts, dove abitava —, Gorey sta vivendo un grande momento di gloria postuma, perfettamente compatibile col personaggio, definito dal giornalista e critico americano Mark Dery “nato per essere postumo”, come d’altronde recita il titolo della sua biografia uscita di recente: Born to Be Posthumous: The Eccentric Life and Mysterious Genius of Edward Gorey.
Basato sulla corrispondenza privata dell’artista, sulle testimonianze di chi lo conosceva e su interviste fatte agli artisti che hanno confessato il peso delle sue opere nella definizione dei loro mondi fantastici ed estetici, il libro si avvale anche di parte del materiale raccolto dal regista Christopher Seufert, che dal ’96 al 2000 è andato a trovare Gorey nella sua villetta di Yarmouth, Cape Cod, registrando una gran quantità di materiale e fotografando gli ambienti, con l’intenzione di realizzare un documentario che, a quanto risulta dalla pagina Facebook del progetto, è ormai quasi prossimo all’uscita.

Illustrazione di Bob Staake
(fonte: facebook.com/edwardgoreyfilm)
Seufert ha anche messo su Flickr gli scatti realizzati in casa Gorey. Qua sotto ce ne sono alcuni, mentre l’intero album si può consultare online.
A chi volesse un piccolo assaggio della voce del maestro e della sua “gotica ironia” consiglio anche Goreytelling, una serie di cortometraggi prodotti dalla rivista Topic, diretti da Seufert e animati — in stile assolutamente “Goreyano” — da Benjamin e Jim Wickey.

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)

(foto: Christopher Seufert | fonte: flickr.com/photos/mychatham)