«Quando la scuola Bauhaus aprì, nel 1919, si iscrissero più donne che uomini — quindi perché non abbiamo mai sentito parlare di loro?», scriveva dieci anni fa il Guardian in un articolo che, per la prima volta, su un quotidiano tanto autorevole, gettava un’ombra sulla più celebre tra le scuole del ‘900.
Se nel manifesto scritto dal fondatore, Walter Gropius, il Bauhaus doveva essere un istituto “aperto a qualsiasi persona di buona reputazione, indipendentemente dall’età o dal sesso”, nella realtà dei fatti la parità di genere rimase sulla carta e non venne applicata nella pratica.

Perché oggi conosciamo Gropius, Josef Albers, Ludwig Mies van der Rohe, Marcel Breuer, László Moholy-Nagy, Oskar Schlemmer, Lyonel Feininger, Wassily Kandinsky, Paul Klee, Johannes Itten ma che dire di Anni Albers, Lilly Reich, Marianne Brandt, Lucia Moholy, Gertrud Arndt — che erano comunque tra i nomi più conosciuti, appena la punta dell’iceberg di un corpo studentesco e (in maniera molto minore) docente fatto di decine di donne che, da quanto è emerso da documenti e racconti, venivano spesso scartate in fase di selezione, “incoraggiate” a frequentare unicamente i corsi di discipline considerate più femminili — come il tessile e la ceramica —, ostacolate qualora volessero invece studiare altre materie (come Gertrud Arndt con l’architettura) o non adeguatamente riconosciute (vedi Lucia Moholy per le sue fotografie).

È solo da una decina d’anni che queste figure, finora considerate a torto minori, sono state rivalutate attraverso mostre, pubblicazioni e approfondimenti, a partire da un’esposizione allestita al MoMA nel 2009 e accompagnata da un libro, Bauhaus Women: Art, Handicraft, Design.
Da allora sono uscite fuori foto, opere, documenti a testimonianza dello spirito modernissimo, del talento cristallino, del grande entusiasmo e dell’enorme importanza che ebbero “le ragazze del Bauhaus”.

Tra i tanti libri usciti in occasione del centenario della scuola, che si festeggia quest’anno, ce n’è anche uno dedicato a loro, pubblicato da Taschen e curato da Patrick Rössler, già curatore di diverse mostre dedicate all’istituto fondato da Gropius.
In 480 pagine Bauhausmädels. A Tribute to Pioneering Women Artists racconta le vite e le opere di ben 87 donne — tra cui alcune finora mai approfondite — che hanno frequentato o hanno insegnato nella scuola, con molti materiali finora inediti (le fotografie sono bellissime) e testi in inglese, francese e tedesco.
Il libro si può acquistare anche su Amazon.








