Nell’immaginario collettivo la storia della macchina per scrivere solitamente è legata alle vicende di giornalisti e scrittori, di stazioni di polizia e uffici d’altri tempi, di segretarie d’azienda e pubblicitari à la Mad Men — un appiccicoso impasto di ricordi, fotografie, letture e spezzoni di film e serie tv in cui l’avventuroso e il quotidiano si amalgamano fino a fondersi l’un l’altro, come in una pessima sceneggiatura a sua volta battuta — appunto — a macchina.
Per decenni, tuttavia, le macchine per scrivere hanno intrecciato anche i percorsi delle arti visive e quelli della poesia d’avanguardia.
Nonostante fossero per scrivere, fin dal principio in molti compresero che potevano diventare strumenti per fare molto altro: disegnare, per esempio (come suggerisce questo manuale degli anni ’30), oppure utilizzare lo spazio del foglio come un territorio da disseminare di suoni e concetti, con le invenzioni visive e tipografiche della poesia concreta.

È a questo utilizzo artistico di uno strumento tutto sommato popolare e, fino a qualche decennio fa, assai diffuso, che è dedicato un libro uscito per la prima volta nel 2015 e ora riproposto in una nuova edizione limitata da Volume, una piattaforma sperimentale dell’editore Thames & Hudson dedicata alla produzione di poche (ma buone, buonissime) pubblicazioni relative ad arte e design, finanziate attraverso la prenotazione delle copie, in un meccanismo molto simile a quello del crowdfunding.
Intitolato The Art of Typewriting, il libro in origine venne dato alle stampe proprio da Thames & Hudson, e sta per uscire in una versione da collezione, in sole 200 copie tutte differenti le une dalle altre nella copertina e nella custodia.
Sul fronte e sul retro della copertina di ogni volume, infatti, c’è una combinazione unica di opere già presenti all’interno, mentre la custodia riprende il tipico nastro nero e rosso di molte macchine per scrivere, rappresentato in composizioni sempre differenti (l’idea del nastro è dello studio londinese Graphic Thought Facility, che aveva già curato il design della prima edizione, mentre il codice per creare combinazioni sempre differenti è del type designer austriaco Johannes Lang).
Per quanto riguarda i contenuti, The Art of Typewriting racconta e mostra la storia dell’arte passata attraverso le macchine per scrivere di artisti di tutto il mondo, del passato e del presente. A curare l’opera — che presenta quasi 600 immagini, oltre ai testi introduttivi di due pesi massimi come Steven Heller e John Maeda — sono stati Marvin e Ruth Sackner — marito e moglie, lei morta nel 2015, a 79 anni, poco dopo la pubblicazione del libro —, entrambi collezionisti d’arte e curatori che nel 1979 hanno fondato a Miami il Sackner Archive of Concrete and Visual Poetry, la cui raccolta è ora conservata presso la Biblioteca dell’Università dell’Iowa.



