Ufficialmente sono 88 le costellazioni che ci passano sopra la testa ogni notte, nuvole, latitudine e luminosità permettendo. Sono molte, o comunque lo sembrano (ma tutto è relativo, come sanno bene gli astronomi e i fisici, infatti i cinesi di costellazioni ne hanno ben 318 mentre i siberiani appena 3 — per chi volesse approfondire, ne parlo qui).
Ariete, Toro, Gemelli, e via così, con le 12 dello zodiaco. Poi le più celebri: Orsa Maggiore e Orsa Minore. E Orione, Pegaso, Andromeda, e tutti i nomi che dal passato vengono in aiuto a chi ha visto I cavalieri dello zodiaco).
Da grande appassionato in epoca infantile e giovanile, posso bullarmi di riconoscerne molte, perlomeno quelle che, nel nostro emisfero, hanno forme facilmente memorizzabili — la W di Cassiopea, il Cigno che è appunto a forma di cigno, Cefeo che sembra un ferro da stiro — o stelle particolarmente importanti al loro interno, come il Cane Maggiore con Sirio, l’astro più luminoso del cielo notturno.

Ciò su cui non sono mai stato abbastanza preparato, tuttavia, è l’aspetto narrativo. Con i nomi evocativi che si ritrovano, le costellazioni si portano dietro un’infinità di storie ed è pacifico che — prima o poi — mentre stai lì a pavoneggiarti puntando col dito alle Pleiadi (non una vera e propria costellazione ma un cosiddetto asterismo, visibile nel Toro), qualcuno chieda «chi sono le Pleiadi?».
E quello è solo l’inizio.
«Perché ci sono due cani, maggiore e minore?»
«Chi era Berenice e perché in cielo c’è la sua Chioma?»
Le risposte, per quelli come me ma soprattutto per i ragazzini curiosi — quindi tutti i ragazzini — sta dentro a Guardando le stelle, una guida illustrata edita originariamente da Phaidon e poi tradotta e pubblicata in italiana da L’Ippocampo Edizioni.

L’autrice, Sara Gillingham, è una pluripremiata illustratrice, designer e art director americana che è riuscita nel complicatissimo compito di semplificare l’intricata mappa celeste, rendendo evidenti creature e personaggi che si nascondono nelle geometrie che spesso sembrano solo forme astratte.
Per ciascuna delle 88 costellazioni ci sono indicazioni su come e dove trovarle, miti e leggende ad esse legate e curiosità sugli oggetti più interessanti che eventualmente contengono (nebulose, stelle che vale la pena conoscere, i suddetti asterismi).
Con un libro del genere, appassionarsi alle storie del cielo è un attimo. Basterebbe aprire la pagina dedicata a Boote: «Boote, il mandriano», scrive Gillingham, «raduna in cielo le costellazioni del Gran Carro e del Piccolo Carro, con l’aiuto dei due cani della costellazione Cani da Caccia. Sta in piedi dietro l’Orsa Maggiore e solitamente è raffigurato con una falce in una mano e un bastone da pastore nell’altra. Secondo alcuni miti il suo nome deriva dal greco antico aratore, perché le stelle del Gran Carro un tempo erano considerate dei buoi».











