«Quando un bambino piccolo riceve un gioco, talvolta lo ignora, perché non corrisponde al suo livello di prassi-teoria: è probabile che abbia già superato quella fase o che invece non sia ancora pronto per affrontarla. Può accadere che lo stesso bambino rompa i balocchi più complicati, perché vuole sviluppare altre esperienze, non previste dal fabbricante. È una faccenda molto seria: il gioco non gli serve a passare il tempo ma a capire il mondo».
A scriverlo è il grande Enzo Mari nella sua autobiografia 25 modi per piantare un chiodo, raccontando la nascita di quello che è probabilmente il suo gioco più famoso: il puzzle 16 animali.
Era il 1957 e all’epoca Mari era stato da poco assunto “a mezza giornata” (oggi si direbbe part-time) alla Rinascente per sviluppare oggetti per il grande magazzino milanese. Il suo tempo libero lo utilizzava per perfezionare un’intuizione avuta poco tempo prima guardando dei giochi in legno scandinavi, in cui delle forme animali si incastravano fino a formare un puzzle.
L’intenzione di Mari era di rendere gli animali ben riconoscibili, ricavandoli però da un’unica tavola di legno, utilizzando un taglio continuo. Dopo qualche prototipo realizzato per i figli1 arrivò la versione finale, una scatola 30 x 40 con dentro tutti i pezzi già incastrati: 16 animali di 3 cm di spessore — «così possono stare in piedi, essere disposti in modi divertenti e inaspettati, e diventare gli attori di una commedia dell’arte, il cui regista è il bambino», spiega lo stesso Mari.
Due anni dopo, nel 1959, il puzzle venne messo in catalogo da Danese, che lo produce ancora oggi, in legno massello di rovere e in soli 200 esemplari all’anno, tutti numerati.
Considerato con una delle icone del design italiano, 16 animali viene oggi celebrato da una mostra, curata dal designer Giulio Iacchetti, che ha invitato amici e colleghi a personalizzare uno dei personaggi del puzzle.

A cimentarsi nel progetto sono stati soprattutto designer e architetti — Antonio Aricò, Pierre Charpin, Michele De Lucchi, Alessandro Gnocchi, Alessandro Guerriero, Maria Christina Hamel, Giovanni Levanti, Franco Raggi, Studio Irvine, Elena Salmistraro, Sovrappensiero e Cino Zucchi — ma ci sono anche Nathalie Du Pasquier, che ormai da anni lavora principalmente come pittrice, lo stilista Arthur Arbesser e l’illustratrice Olimpia Zagnoli, oltre allo stesso Iacchetti.
L’esposizione, ospitata negli spazi dello showroom Danese di Milano, in Piazza San Nazaro in Brolo, inaugurerà stasera alle 18,30 alla presenza degli autori, che racconteranno i loro rispettivi animali, e rimarrà allestita fino al 6 gennaio 2020.





