Appassionato di disegno fin da bambino, l’artista giapponese Kamihasami ha avuto bisogno di tempo per avvicinarsi alla sua grande vocazione: realizzare opere tridimensionali utilizzando né più né meno che la semplice carta.
Laureatosi presso il Kuwasawa Design Institute — storica scuola di design di Tokyo, la prima in Giappone a basarsi sui principi del Bauhaus — Kamihasami lavora da diversi anni su due binari distinti: da una parte le opere commerciali, prodotte perlopiù per campagne pubblicitarie e copertine di libri e riviste; dall’altra le sue creazioni artistiche, per le quali ha vinto diversi premi e che espone regolarmente in mostre e gallerie d’arte.
Tra i suoi ultimi progetti ce n’è uno che mette insieme paper art, tipografia, architettura e design. Si intitola Typography House e consiste in una serie di 30 darsene, che ospitano barche di carta e hanno la forma delle lettere dell’alfabeto e di quattro altri glifi (il punto, il più, il punto esclamativo e quello interrogativo).
Ciascun pezzo è stato costruito in molte ore di lavoro, partendo da schizzi a mano libera poi convertiti in file digitali, arrivando infine al lavoro manuale vero e proprio, con forbici, taglierino e colla, ma senza rinunciare di tanto in tanto all’aiuto del taglio laser.
Oltre all’alfabeto, Kamihasami ha anche realizzato un Typography Plant, cioè una fabbrica chimica galleggiante che dall’alto appare come la struttura chimica del benzene.

(courtesy: Kamihasami)

(courtesy: Kamihasami)

(courtesy: Kamihasami)

(courtesy: Kamihasami)

(courtesy: Kamihasami)