Se c’è un luogo in cui è possibile rendersi conto dei tantissimi stili architettonici che caratterizzano Buenos Aires, passeggiandoci letteralmente in mezzo, quello è il Cimitero della Chacarita. Costruito a fine ‘800, è uno dei più importanti cimiteri monumentali del paese. Qui Neoclassico, Art Nouveau, Art Déco, Neogotico e Barocco convivono tra i mausolei, le cappelle e le tombe, mentre nella parte sotterranea del camposanto, nel cuore di questa “città nella città”, ci si ritrova dentro a un inaspettato panorama brutalista. Lo descrive in maniera vivida e poetica Federica Conte, dottoranda in Architettura e Costruzione all’Università La Sapienza di Roma, nel saggio La città nascosta: il cimitero della Chacarita, dove scrive:
«Il viaggio agli inferi inizia come una vera catarsi, non solo emozionale ma fisica, quando scendiamo ai piani inferiori. Le grandi scalinate in cemento si intersecano tra loro: lo spazio, quasi piranesiano nella sua complessità ad infinitezza, consente così sguardi incrociati, dall’esterno all’interno, dandoci una prima visione, filtrata dalle pareti forate, di ciò che si cela nel cuore della terra. Le ringhiere in ferro battuto, dalle geometrie semplici, ci guidano nel nostro viaggio.Il cemento martellato, ruvido ed impreciso, viene scolpito con decorazioni sintetiche negli spazi di transizione sotterranei, dove i raggi di luce proiettati sui pavimenti scompaiono pian piano con l’avanzare del buio. La pesantezza del cemento si smaterializza nell’atto stesso della costruzione».
Quello “spazio quasi piranesiano”, il Panteón Subterráneo, è opera di Ítala Fulvia Villa e di Clorindo Testa — lei tra le prime architette argentine, lui una delle figure centrali del Modernismo e del Brutalismo nell’America del Sud.
Ma quello del Cimitero della Chacarita non è l’unico esempio di Brutalismo di Buenos Aires, dove già fin dai primi anni ’20 del ‘900, specialmente dopo il viaggio in Argentina di Le Corbusier (1928), l’architettura iniziò a guardare alle avanguardie europee.
Il Brutalismo iniziò a diffondersi nel paese soprattutto negli anni ’50, sull’onda di grandi progetti pubblici commissionati ad architette e architetti come Francisco Bullrich, Alicia Cazzaniga, Mario Roberto Álvarez, la già citata Ítala Fulvia Villa, lo studio SEPRA e, di nuovo, Clorindo Testa, che ne fu uno dei principali esponenti (nato a Benevento nel 1923, emigrò in America Latina coi genitori quando era praticamente in fasce).
Oggi al centro di un rinnovato interesse (nel 2017 alcuni edifici sono stati dichiarati monumenti nazionali), l’architettura brutalista della capitale argentina è la protagonista di una nuova mappa pubblicata dalla casa editrice britannica Blue Crow Media, già molte volte apparsa qui su Frizzifrizzi per via delle sue insolite mappe, dedicate in maniera particolare all’architettura modernista.
La Brutalist Buenos Aires Map, uscita proprio in questi giorni, raccoglie 50 delle più interessanti strutture in stile brutalista della città, selezionate dalla giornalista, scrittrice e curatrice di architettura, design e arte Vanessa Bell — autrice anche del testo introduttivo che appare sulla mappa — e fotografate da Javier Augustín Rojas.
In doppia lingua inglese/spagnolo, la Brutalist Buenos Aires Map si acquista online.

(courtesy: Blue Crow Media)